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MIKEL REMAK

Intervista all’artista urbano spagnolo Mikel Remak:

Penso che le mie opere raccontino di una ricerca. Una ricerca che non è sempre chiara o evidente. Una relazione tra lo spirituale e il terreno. Un invito a viaggiare attraverso paesaggi astratti.

Hai iniziato a fare graffiti all’età di 13 anni e nel 2005 hai intrapreso la via dei murales. Cosa ti ha spinto a iniziare i graffiti a un’età così giovane? Cosa ti stimola dell’arte negli spazi urbani?

È stato naturale. Ho sempre amato disegnare e una volta vidi un amico più grande dipingere nel nostro quartiere. Gli chiesi dove comprasse le bombolette spray e con un altro caro amico iniziai a dipingere i miei primi pezzi. I primi anni furono fantastici, con avventure folli e un sacco di amici che si divertivano. Intorno al 2005 iniziai a perdere la connessione con le lettere e passai così ai dipinti figurativi per esprimere i miei sentimenti e le mie idee.

L’arte negli spazi urbani è il modo perfetto per esprimere le tue idee e connetterti alla comunità. Ci sono infinite possibilità, stili, superfici, visioni, quindi più persone dipingono, meglio è per la cultura.

Anziché arte, hai deciso di studiare architettura all’Università di Donostia. Questo tipo di studi ha influenzato il tuo modo di fare arte? 

Sicuramente sì. All’inizio le vedevo come due discipline separate. Non le fondevo e la pittura rappresentava per me uno strumento personale di espressione e divertimento. Dopo un po’, ho iniziato a prendere il mio lavoro di pittura più seriamente. Ho poco per volta introdotto influenze architettoniche, sperimentando l’astrazione, considerando il contesto, iniziando il lavoro con strutture, prestando attenzione alle proporzioni, ecc. Credo che la pittura rifletta chi siamo, quindi il mio lavoro è inevitabilmente influenzato dall’architettura, tra le altre cose.

La tua arte riguarda le figure, l’astrazione e l’equilibrio tra le due. Come descriveresti e classificheresti il tuo stile? 

Siamo figure circondate dall’astrazione e lo stesso vale per il mio lavoro. Non so davvero come descrivere o classificare il mio stile. Oggi, dato che non posso definirle letteralmente, per esprimere le mie idee mi sento più a mio agio con l’astrazione. 

Stai mescolando gesti intuitivi con processi metodici di creazione. Qual è il tuo modo di lavorare e come ti approcci a nuove opere d’arte o murales? 

Dipende molto dal mio umore e dal lavoro che sto per fare. Per esempio, quando si tratta di un pezzo freestyle veloce, cerco di svuotare la mente. Creo prima le grandi forme, che generano una struttura di pieni e vuoti. Poi diventa un gioco di compensazione di pesi e colori, e cerco di sviluppare una composizione coerente. A volte vengono fuori cose eccitanti che posso applicare alle pareti o a lavori di studio più elaborati. Quando devo dipingere un ritratto, di solito prendo una foto di un amico o un‘amica e ci lavoro in digitale. Poi lo dipingo con il mio stile, che è generalmente definito da masse di colori. 

Quando affronto un’opera astratta, per prima cosa genero una struttura basata su forme tridimensionali. Poi lavoro come nelle pareti a stile libero, ma con più cura e più avanti e indietro, con molti strati, perdendo e recuperando costantemente struttura e proporzioni. Nel lavoro in studio, è difficile per me stabilire quando un pezzo è finito, ma nello spazio pubblico c’è meno tempo e devi essere più deciso, il che è molto stimolante. Penso che il lavoro in studio sia d’aiuto a quello nello spazio pubblico, e lo spazio pubblico aiuta il mio lavoro in studio.

Quali storie raccontano le tue opere? 

Penso che raccontino di una ricerca. Una ricerca che non è sempre chiara o evidente. Una relazione tra lo spirituale e il terreno. Un invito a viaggiare attraverso paesaggi astratti.

Quali sono le tue fonti di ispirazione? Ci sono altri artisti che ti ispirano?  

Sono ispirato da tutto. Oggi stiamo ingerendo una quantità infinita di immagini. In termini di arte urbana, la qualità e la quantità sono incredibili e la maggior parte è presente sui social network, grazie ai quali possiamo vedere il lavoro degli altri quasi in tempo reale. In questo senso, direi che sono ispirato da coloro che seguo su Instagram. 

D’altra parte, le influenze fondamentali arrivano dagli artisti che mi circondano: Sortwo, con cui dipingo da sempre. Xabier Anunzibai è stato un riferimento stretto in termini di muralismo. E gli artisti con cui condivido uno studio: Sebas Velasco, Mikel Del Rio, Iñaki Areizaga e Gabriel Coca.

Inoltre, la natura ha sempre un peso particolare nel mio lavoro e amo l’architettura, la musica e il cinema.

Quali pensieri, reazioni o sentimenti vuoi evocare negli spettatori delle tue opere? 

Non lavoro con l‘intento di provocare certe reazioni. Mi piace che le persone pensino e sentano a modo loro il mio lavoro.

Come descriveresti il clima e l’atmosfera della scena artistica urbana in Spagna?

È pazzesco. La qualità è incredibile e ci sono molte persone che lavorano sodo. Sono molti gli artisti di rilevanza internazionale che contribuiscono alla scena globale e alla cultura dell’arte urbana o del muralismo contemporaneo. Da quello che ho sperimentato, penso che sia un clima sano e che le relazioni tra gli artisti siano super positive. Non vedo l’ora di vedere in che direzione andrà il tutto!

Quali sono i tuoi progetti, obiettivi e sogni per il futuro?

Ora ho una grande parete a Donostia e una mostra personale a Tolosa (28 ottobre). Il mio obiettivo è di continuare con la ricerca: ottenere le risorse per migliorare il mio lavoro e continuare a scoprire di più lungo la strada. Il futuro è molto incerto. Il mio sogno è di raggiungere luoghi, idee e conclusioni che non potrei raggiungere altrimenti che con il mio lavoro.

Mikel Remak

Donostia-San Sebastián, Spagna

Website mikelremak.com

Instagram mikelremak

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Immagini © Mikel Remak

 

Ottobre 2021

by Laura Vetter