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MONOGRAFF

Intervista con l’artista fiorentino MONOGRAFF:

Riassumendo cerco ispirazione in chi riesce a realizzare interventi che abbiano un legame vero con il luogo, che non permettano che le loro opere vengano strumentalizzate da pubblicità o istituzioni, e che, a costo anche di rimanere più impopolari di altri, mantengano sempre vivi questi principi e li trasmettano.

Hai studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, specializzandoti in design grafico. Come ti sei avvicinato all’arte di strada? Cosa ti ha spinto a presentare le tue opere nello spazio pubblico?

Mi sono laureato all’Accademia di Belle Arti di Firenze in grafica d’arte, ovvero incisione, materia che comprende tutte le tecniche (antiche e non) di incisione calcografica e stampa. Durante il liceo potevo vedere alcuni murales di artisti fiorentini come Ninjaz all’interno del cortile della scuola e ne ero affascinato. Ammiravo sia la tecnica degli spray, sia la trasgressione dietro il gesto di appropriarsi di uno spazio con un dipinto illegale, un mix micidiale per un adolescente! 

Poi la svolta durante il primo anno di Accademia quando, non so ancora per quale motivo, sono stato contattato da Jamesboy che mi invitava a dipingere insieme ad un gruppo di amici. Inizialmente ciò che mi spingeva a disegnare per strada era il gesto in sé e le sensazioni forti, date dall’illegalità dell’azione, mi pervadevano interamente.

Ultimamente invece, sento la necessità di lasciare un messaggio; un Segno col quale comunicare e raccontare le mie personali esperienze, situazioni e pensieri di  determinati periodi e, quando ne sento davvero la necessità, una tematica che mi sta molto a cuore.

Come è nato il nome Monograff?

Il mio nome purtroppo non ha una vera e propria storia da raccontare, se non quella di  una scelta adolescenziale che in terza liceo ha dato vita al mio personaggio.

Probabilmente oggi sceglierei di chiamarmi in modo diverso. 

Negli anni comunque le persone hanno iniziato a conoscermi come Monograff e Mono, e devo dire che tutto sommato mi piace.  

Come definiresti l’arte urbana?

Domanda complicata. Ho paura di rispondere in modo banale e scontato. Quindi preferisco dire cosa non definirei arte urbana, cosa non dovrebbe essere interpretata come arte urbana.

Non sono un amante di tutti quegli interventi vuoti e banali che si vedono nascere come funghi nelle città in questo periodo storico, spesso non legati al luogo, ma solamente ad un fatto mediatico che possa dar loro visibilità. Prendiamo come esempio la scomparsa di Franco Battiato, sono sicuro (ma come me anche molte altre persone) che nel giro di qualche giorno appariranno “opere” che lo raffigurano, poster con fotomontaggi scontati che cercano banalmente di celebrare il personaggio. Insomma vero e proprio sciacallaggio. 

Non apprezzo gli ‘street artists’ che eseguono, senza alcuna ricerca, ciò che gli viene chiesto e quelli che cercano esclusivamente la notorietà attraverso social network e notiziari lanciando messaggi banali e scontati: arte immediata vota al consumo.

Chi crea un prodotto commerciale, chi strumentalizza eventi per la propria visibilità, chi vende la propria arte al mondo della pubblicità… e potrei continuare ancora citando esempi di artisti Fiorentini e non che non rispecchiano i principi che dovrebbero tacitamente impedire a certi scempi di venire attuati. Purtroppo però l’ignoranza delle persone spesso tende a idolatrare questi interventi, forse banalmente perché semplicistici, un po’ come in politica dove il “ora e subito” è ormai diventato il sentimento che spinge al voto molte persone, senza inquadrare tutte le sfaccettature delle problematiche da affrontare.

Ah, inoltre odio oltremodo tutte le centinaia di opere apparse in questi mesi con le mascherine: politici che si baciano con le mascherine, repliche di opere famose con le mascherine e via dicendo.

È tramite l’accozzaglia di clichè come mascherine, cuoricini e S di superman che si attrae lo spettatore; un vaffanculo alla ricerca artistica.

Molti dei tuoi dipinti, i ritratti urbani, ritraggono persone nella quotidianità e catturano istantanee che ricordano quasi delle fotografie, ma sono caratterizzati da una pennellata leggera – quali sono le tue fonti di ispirazione? È la bellezza nelle piccole cose e nei momenti intimi della vita?

Nel tempo ho sviluppato e mutato il mio modo di dipingere, studiando varie tecniche e  confrontandomi con i miei colleghi.  Cerco sempre di non fermarmi e di incrementare, implementare e evolvere stile, segno e tematiche.

I ritratti urbani sono parte di una serie che ho dipinto qualche anno fa usando uno spray grigio su pezzi di stoffa. Fanno parte del mio percorso artistico ma adesso mi sto concentrando su altre tematiche e tecniche.

Quali storie raccontano le tue opere? 

Spesso parlano di me anche se in modo indiretto. Cerco, anzi mi viene istintivo, di rendere l’atmosfera del dipinto descrizione di ciò che provo nella vita reale. Una trasposizione figurata delle mie sensazioni con la vernice. Poi ci sono tematiche che tratto spesso e ripetutamente perché ne ritengo importante o addirittura fondamentale la diffusione e la discussione, ad esempio la situazione nel Rojava e la lotta Curda o gli sbarchi sulle coste italiane dalla Libia. I miei progetti futuri vorranno raccontare invece la situazione del sistema Città e, nel particolare quella di Firenze, i vuoti urbani, gli abbandoni, le centinaia di potenzialità che vengono ignorate dalle amministrazioni e non sfruttate per la comunità. Tema che sto analizzando approfonditamente insieme ad alcuni amici.

Ci sono altri artisti ai quali ti ispiri?

Si ce ne sono molti a cui mi ispiro e molti altri a cui vorrei ispirarmi in futuro! Avendo studiato all’Accademia ho una buona conoscenza della storia dell’arte moderna e contemporanea e, avendo frequentato il corso di Grafica d’Arte, sono innamorato delle incisioni di Rembrandt e Goya. Facendo un salto e avvicinandoci all’arte di strada e al muralismo invece adoro i lavori di artisti come Sainer, Zoer e Velasco. Apprezzo tanto il loro modo di dipingere, molto grafico per i primi due e più realistico per lo spagnolo. 

Questi artisti mi ispirano dal punto di vista estetico dell’opera. 

Studio e mi documento sul lavoro di artisti e collettivi che col loro metodo di lavoro e ricerca riescono a mantenere intatti i principi che dovrebbero regolare l’arte di strada in ogni sua forma. Uno su tutti è il collettivo Guerrilla SPAM, provocatori, critici e di conseguenza spesso non apprezzati dai più.  Ma purtroppo non succede molto spesso che vengano aperte le porte a progetti come questi.  Si finisce invece per veder realizzare muri pubblicitari, dipinti privi di contesto e legame col territorio. Riassumendo cerco ispirazione in chi riesce a realizzare interventi che abbiano un legame vero con il luogo, che non permettano che le loro opere vengano strumentalizzate da pubblicità o istituzioni, e che, a costo anche di rimanere più impopolari di altri, mantengano sempre vivi questi principi e li trasmettano.

Pennelli o parole – qual è il mezzo di comunicazione più potente? 

Domanda interessante. Legandomi alla precedente credo che le opere pittoriche, se realizzate con un’attenta ricerca e con un approfondito studio dei contenuti, possano essere molto potenti. Allo stesso tempo non nego l’enorme forza che possono avere le parole e di conseguenza proporrei un mix di entrambe, per far giungere il messaggio nel modo più chiaro possibile allo spettatore.

Crei murales, dipinti su tela, ritratti urbani e illustrazioni – hai un mezzo preferito per esprimerti? 

La tecnica che preferisco varia a seconda del periodo e della ricerca che sto facendo. Ho usato moltissimo gli spray e ultimamente gli acrilici, ma ho sperimentato tantissime tecniche pittoriche e di stampa come la litografia, l’acquaforte, la serigrafia e i monotipi. Sono affascinato dalle tecniche fotografiche:  sperimentare con la cianotipia e la stampa in camera oscura. Amo tutte queste tecniche e ritengo la loro conoscenza indispensabile per il mio maturare come artista.

Se devo sceglierne una: pennino a china e un foglio.

Hai anche iniziato il progetto punto_serie che sviluppa serigrafie fatte a mano e collezioni limitate di t-shirt in collaborazione con diversi artisti.  Puoi raccontarci qualcosa in più su questa area della tua attività artistica? È il complemento aptico del graphic design digitale per te?

Come detto prima ho sperimentato la tecnica della stampa serigrafica, ho realizzato un paio di serie di magliette collaborando con artisti e amici fiorentini e ne sono contento. Il progetto poi è finito, anche se ogni tanto mi capita di ripensare a quanto fosse bella questa tecnica di stampa… forse in futuro la riprenderò  ma in modalità totalmente differenti!

Cosa hai in programma per quest’anno (o appena il COVID lo permetterà)?  Hai piani o sogni per il futuro? 

Nuovo studio e grandi progetti!

MONOGRAFF

Firenze, Italia

Website monograff.bigcartel.com

Instagram mono_graff

Facebook monografff

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Immagini © MONOGRAFF

 

June 2021

by Laura Vetter